L’ambito territoriale in cui opera il GAL Patavino, nel cuore del Veneto tra i rilievi vulcanici dei Colli Euganei e il corso del fiume Adige, copre una vasta area in cui alle bellezze architettoniche e paesaggistiche si affianca una consolidata tradizione agricola, legata in particolar modo alla coltivazione della vite e dell’olivo. La gestione dei residui di potatura di tali colture rappresenta da sempre un problema agronomico per gli agricoltori.
Il progetto
Convertire i residui delle potature in agricoltura in risorsa per la filiera legno-energia: questo l’intento dell’iniziativa pilota promossa dal GAL, in collaborazione con le organizzazioni agricole e il mondo della ricerca, articolata su due progetti integrati.
Il primo progetto, Biomassa A+, è uno studio di Innovation Brokering che ha consentito la raccolta della biomassa di scarto delle filiere viticola e olivicola, grazie a convenzioni tra aziende agricole e soggetti intermedi dediti al concentramento e distribuzione della biomassa. Il secondo progetto, RemED, grazie all’impiego di un fotobioreattore per la produzione di microalghe, ha permesso di sperimentare un processo per ridurre le emissioni di CO2 del processo produttivo e accrescere l’efficienza energetica della biomassa.
I punti di forza
Il progetto ha coinvolto tutti gli attori interessati al problema: le amministrazioni comunali, che hanno dimostrato il loro impegno verso lo sviluppo sostenibile del territorio, le organizzazioni agricole che hanno preso coscienza del problema e stimolato le aziende agricole dei Colli Euganei e della Bassa Padovana, i centri di ricerca in grado di fornire il necessario know-how tecnologico e le aziende specializzate nel settore energetico capaci di garantire il coordinamento e la replicabilità dell’esperienza. Insieme alla valorizzazione della filiera legno-energia, l’impiego del fotobioreattore rappresenta una vera innovazione, trattandosi del primo esempio a livello europeo di utilizzo in ambito agricolo di un tale sistema per l’abbattimento delle emissioni. Il fotobioreattore apre nuovi scenari di ricerca verso l’uso delle microalghe quali ammendanti e/o fertilizzanti, promuovendo modelli di economia circolare più green.
I fattori di eccellenza
- Cooperazione: l’iniziativa del GAL è stata in grado di coinvolgere attivamente nella soluzione di un problema comune enti pubblici, associazioni e aziende agricole, imprese specializzate in temi ambientali e Centri di Ricerca all’avanguardia.
- Innovazione: il prototipo del fotobioreattore rappresenta il primo esempio di applicazione nel settore agricolo di un impianto che consente l’abbattimento di gas serra derivanti dalla combustione degli scarti.
- Sostenibilità: i residui di potatura sono valorizzati per la produzione di energia con una logica di filiera corta, mentre la sottrazione di sostanza organica data dall’asportazione di residui può essere bilanciata dal riutilizzo delle alghe per la fertilizzazione del terreno.
Focus
Intervista
I numeri del progetto
- 2 progetti integrati
- 11 partner attivamente coinvolti nelle attività
Risultati
- 64 grammi di alghe prodotte al giorno
- 9% della CO2 fissata dalle microalghe
Finanziamento pubblico
- 145.000,00 € – Misura 16.2.1 “Sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie nel settore agroalimentare e forestale” PSR Veneto 2014-2020 (progetto RemED)
- 48.000,00 € circa – Misura 16.1.1 “Costituzione e gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” PSR Veneto 2014-2020 (progetto BiomassaA+)